Schiit Kraken – Il finale multicanale fuori dagli schemi

Ebbene si. Jason ha annunciato, con uno dei suoi soliti post su Head-Fi.org, il finale multicanale Schiit Kraken.
E, come al solito, si tratta di un prodotto non del tutto in linea con le “tradizioni” Hi-Fi o, in questo caso, HT.

Dal punto di vista pratico si tratta di un finale 5 canali puro: cinque ingressi RCA, niente XLR, e cinque coppie di morsetti di uscita; nessuna possibilità di collegamento a ponte né link tra canali ma, francamente, non mi aspettavo nulla di simile. Avevo ipotizzato un prodotto “semplice”, come da tradizione del marchio, e così è stato.

In cosa, però, Kraken differisce dalla tradizione dei finali multicanale puri?
Semplice: nella potenza erogata!

Si parla di 30 W per canale, su 8 ohm, in caso di due canali pilotati, che scendono a 20 W qualora i canali in funzione, e a massima erogazione costante, siano tutti e 5.
Pochi? Forse.
Sufficienti? Probabilmente per un uso in ambiente domestico con diffusori di media efficienza. Con un kit Klipsch direi che bastano e avanzano.

Qual’è, però, la vera peculiarità di questo piccolo amplificatore (almeno stando ai dati dichiarati da Jason)? La corrente, di picco, erogabile da ciascuno dei 5 canali: 20 A per 100 ms!

Pochi? Insomma… 20 A su carico da 4 ohm equivalgono a una potenza di picco pari a 1600 W (su 8 ohm esattamente il doppio / su 2 ohm la metà).
Non si potranno mai verificare potenze del genere perché il tutto sarà, di fatto, limitato dalla tensione generata dall’amplificatore ma una cosa è certa: esplosioni e picchi dinamici non saranno strozzati dalla sezione finale fiacca. Almeno in teoria…

Il segreto per raggiungere tale risultato?
Il solito: sezione di alimentazione sovradimensionata (il toroidale montato è lo stesso di Ragnarok e Aegir II – in grado di gestire carichi fino a 600 VA), buona dose di capacità di filtro e regolazione lineare dei vari stadi/sezioni di alimentazione senza rail sovrapposti ma con linee dedicate per sezioni a livello linea e parte di potenza vera e propria.

Un altro amplificatore vecchia scuola che potrebbe fare faville se abbinato correttamente e installato nel giusto ambiente…

Costo? Listino US di $ 999,00. Listino italiano da annunciare.

Per ora lo tengo d’occhio e basta. Potrebbe, però, entrare nel sistema qualora dovesse andare in porto una trattativa attualmente in corso…

Nuovo finale multicanale Schiit Kraken

Ecco.

È successo di nuovo.

Jason Stoddard ha annunciato un nuovo prodotto Schiit che mi fa gola. E questa volta non per un utilizzo stereo ma per risolvere, forse definitivamente, la gestione dell’amplificazione di potenza dei canali surround/centrale/Atmos dell’impianto HT.

Ovviamente dopo che il sottoscritto si è attivato, su Kickstarter, per sovvenzionare la campagna relativa al nuovo Fosi Audio V3 Mono (ho donato per riceverne 3 – surround e centrale – con una piccola aggiunta per raggiungere la cifra tonda di donazione) e con l’importatore/distributore del marchio americano per un Gjallarhorn da dedicare ai canali Atmos.

Kraken, così si chiamerà il finale multicanale, dovrebbe essere presentato nel corso della settimana e dovrebbe trattarsi di un finale 5 canali di potenza non elevatissima ma di indubbia qualità.
Mi aspetto un dispositivo che condivide lo chassis di Tyr con tre canali da 60 su 8 ohm (sezione di potenza di Ragnarok) dedicati a frontali e centrale e due canali da 15/20 W (Gjallarhorn un po’ più spinto grazie alla maggior dissipazione) per i canali surround.

Vedremo…

Schiit Aegir 2 – La curiosità non è affatto poca

Schiit ha ufficialmente annunciato/reso ordinabile il nuovo “piccolo” di casa in versione 2 e con alcuni, sostanziali, aggiornamenti rispetto al predecessore.

Qualcuno si chiederà perché ho virgolettato “piccolo”… Beh, il perché è semplice: ora esiste un altro amplificatore per diffusori che può fregiarsi della tecnologia “Continuity” ed è Gjallarhorn per cui Aegir 2 è ancora “piccolo” ma non è più il “più piccolo”.

Ora torniamo a noi: Aegir 2 – In cosa differisce da Aegir OG è, soprattutto, perché la curiosità su questo finale non è poca?
Andiamo con ordine:

I miglioramenti introdotti, in termini di specifiche dichiarate per le grandezze “standard”, non mancano affatto:
– Si passa da 20 W per canale a 30 W su 8 ohm / da 40 a 50 su 4 ohm / da 80 a 100 W in utilizzo mono. Di fatto, in mono, compete con Vidar in termini di potenza erogata (ma non di capacità di tenuta del carico – FATE ATTENZIONE A QUESTA COSA PRIMA DI ACQUISTARNE DUE)
– L’estensione in frequenza passa da 500 kHz a -3 dB a 550 kHz – Per cui il finale dovrebbe essere più stabile e lineare nella gestione di picchi/transienti/sfasamenti in banda audio
– THD e IMD passano da 0.01% a 0.005% entrambi a 20 W – Di fatto da 80 dB a -86 dB
– SNR passa da -112 dB a -122 dB a piena potenza (A-weighted)

Altre differenze riguardano il trasformatore utilizzato, torodiale (lo stesso impiegato su Ragnarok 2) invece che a pacco di lamelle, il fatto che i ponti diodi di raddrizzamento delle alimentazioni sono basati su componenti discreti e non più su circuiti integrati (4 diodi distinti anziche 4 diodi incapsulati in un unico componente), un minor consumo in stand-by e, infine, una polarizzazione in classe A leggermente più bassa (circa 5 W contro i 10 di Aegir OG). Il tutto porta ad un dispositivo più efficiente e meno esoso dal punto di vista energetico: la potenza massima consumata dichiarata passa da 450 W a 250 W. Non poco!

La differenza più intrigante, e teoricamente peggiorativa, riguarda il damping factor: da un valore, dichiarato, >100 si passa ad un valore pari a >10. Siamo ai livelli di ampli valvolari a bassa potenza e decisamente non si tratta di numeri entusiasmanti (anzi!) ma c’è un “MA” non da poco…
Aegir 2 porta la tecnologia “Halo” (solo in modalità mono) nel mondo degli amplificatori per diffusori; cosa significa? Significa che il diffusore, in realtà, non è “solo” il carico di lavoro dell’amplificatore stesso ma è parte integrante del suo circuito di feedback… Di fatto mi aspetto che la risposta in frequenza sia poco inficiata dall’andamento del modulo di impedenza del diffusore in quanto lo stesso viene visto e compensato istantameamente dal finale.
La teoria vorrebbe che, addirittura, la risposta complessiva del sistema risulti non solo più lineare in termini di ampiezza ma anche in termini di gestione degli sfasamenti ingresso/uscita e, forse, in termini di ditorsione complessiva del segnale audio…
Il problema? Uno solo: si tratta solo di supposizioni teorice non avvalorate da studi di settore e/o misure con campionamento sufficientemente ampio da poter avvalorare l’ipotesi.

Tutti quelli che lo hanno ascoltato, e paragonato ad Aegir, sostengono suoni meglio del predecessore. Nessuno è in grado, però, di definire da cosa dipenda/cosa significhi questo “meglio”.

Sono curioso di poterlo ascoltare!!!